Che cos’è l’atteggiamento convalidante? – Empatia

Attraverso l’atteggiamento convalidante dimostriamo interesse per l’altro e gli diamo valore ma questo richiede anche un grande impegno personale, ci costringe a conoscere noi stessi e le nostre emozioni e comporta inevitabilmente una crescita per chi lo applica.

L’atteggiamento convalidante può essere messo in atto attraverso alcuni punti, oggi vediamo l’empatico.

Empatia

Comunicare con le persone disorientate usando l’atteggiamento convalidante significa entrare nel mondo della persona con demenza con empatia, mettendo da parte le nostre emozioni, per fare nostre quelle che sono le sue emozioni e comprenderle.

L’empatia è un aspetto fondamentale dell’atteggiamento convalidante. Se riesco a “sentire “ le sue emozioni, riesco a prenderle dentro di me e gli permetto di esprimerle, accogliendole, l’anziano lo percepirà, sentendosi capito e libero di lasciarle uscire con fiducia. In questo modo le emozioni  potranno diminuire di intensità.  (vedi il Principio 3)

Come si sviluppa l’empatia?

A volte la capacità empatica può essere presente nella persona come una dote innata, pensiamo a quante volte nella vita abbiamo incontrato persone che ci hanno fatto sentire capite e accolte in modo così spontaneo!

Ma se questa qualità non è innata può essere “sviluppata, esercitata, allenata” e con il tempo diventare parte integrante di noi, per diventare una modalità di relazione da utilizzare non solo con i nostri anziani, ma con i colleghi, i figli, gli amici….

Per un familiare di fronte ad un anziano disorientato riuscire a mettere da parte le proprie emozioni per entrare nei panni dell’altro è sicuramente più impegnativo che per un operatore,  in quanto le emozioni personali sono davvero tante, contrastanti fra loro, strettamente connesse ai sentimenti, agli affetti e ad una modalità di relazione già esistente e strutturata.

Per questo, il rischio di entrare in “con-fusione”, ovvero  “fusione con l’altro”, è davvero alto e proprio per evitare questa con-fusione bisogna svuotarsi del “rumore interno”. Pensieri, timori, emozioni personali vanno allontanati per fare spazio e dare attenzione totale alle emozioni e ai bisogni che l’anziano sta esprimendo in quel momento (vedi il Principio 6)

Entrare in empatia con il Centering

Per chi deve sviluppare l’empatia è fondamentale la pratica del Centering o centratura del sé.
Ma attenzione, non basta trovare il proprio centro per andare incontro al nostro anziano, capirlo e accoglierlo.
Dobbiamo, infatti, fare un ulteriore passo e svuotarci temporaneamente delle nostre emozioni, spostarle, per riuscire a prendere su di noi le emozioni dell’altro e sentirne il “carico”.

Immaginiamo di avere le braccia cariche di pacchetti e incontrare un amico a sua volta carico. Per poterlo aiutare, prima dovremo appoggiare da qualche parte i nostri pacchetti e poi potremo prendere i suoi, e aiutarlo a portarli. La stessa cosa avviene con le emozioni, se siamo “carichi delle nostre” non saremo in grado di prendere le sue, sentirne il peso e con-dividerle

Il Centering può essere anche la prima cosa da fare di fronte ad una situazione emotivamente impegnativa. Ad esempio, quando il tuo genitore disorientato è arrabbiato e non riesci a calmarlo e non sai come gestirlo, trovare il tuo centro può voler dire riuscire a prendere le distanze dalla situazione e trovare quella risposta, quella strategia che l’istinto, se soffocato e intrappolato dalle emozioni, non riesce a suggerirti.

Mettere da parte le emozioni

Ora vi proponiamo un esercizio contenuto all’interno del video che può aiutarvi a mettere da parte le emozioni e trovare il vostro centro.

Chi ha esperienza di Yoga, meditazione, visualizzazione sa che tutte queste tecniche aiutano ad indurre uno stato mentale rilassato, centrato, disponibile e magari avrà già una tecnica sua, o sarà avvantaggiato nel praticare l’esercizio.  Ma per chi,  come fu per me all’inizio, non ha mai fatto niente del genere non si scoraggi perché, se praticato costantemente, i risultati si vedranno sicuramente e riuscirete a “centrarvi” sempre più velocemente fino a riuscirci nello spazio di un respiro.

L’esercizio ha una durata di circa 2 minuti circa ed è solo un suggerimento, una delle tante versioni degli esercizi di visualizzazione creati a DOC per entrare in empatia. Questo è un esempio, non è detto che vada bene per tutti,  ognuno deve cercare il “suo modo” per entrare in centratura.

Quindi non mi resta che augurarvi buon lavoro e ricordarvi che vi aspettiamo con un nuovo appuntamento sul tema Validation il prossimo 15 luglio con “Voglio Andare a Casa”.
Esempi pratici e reali per comprendere meglio e mettere in atto l’atteggiamento validante con il vostro familiare disorientato.

E ora buon ascolto:

 

 

Patrizia Gelmi Formatrice Validation ®

Ben trovato a chi ha deciso di conoscere il metodo Validation attraverso Storie di Alzheimer.
Il tema all’interno del blog non ha l’obbiettivo di formare,
esistono infatti incontri e corsi strutturati a questo scopo, ma bensì di “dialogare”.
L’obbiettivo è portare a conoscenza delle famiglie il metodo che ha cambiato negli ultimi 15 anni la mia vita, sia dal punto di vista lavorativo che personale.

Ti stai domandando se il tuo comportamento è corretto?

Hai una storia da raccontare?

 

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