Che cos’è l’atteggiamento convalidante? – il Giudizio
LASCIARE DA PARTE IL GIUDIZIO
Ripartendo per il nostro viaggio all’interno del Metodo Validation e sugli aspetti che compongono l’atteggiamento convalidante, ci si trova davanti ad un’evidenza: se la base per riuscire avere un atteggiamento convalidante è l’empatia, la sospensione del giudizio personale è determinante per poter comprendere in modo “libero” il punto di vista dell’altro e riuscire ad essere empatici.
Naomi Feil, nell’elaborazione del principio n° 2 (vedi Gli 11 Principi) ha preso come riferimento la psicologia umanistica di Abraham Maslow e di Carl Rogers che dice: accetta il tuo paziente senza giudicarlo.
COSA CI RENDE DIFFICILE METTERE DA PARTE IL GIUDIZIO
Essere aperti all’altro e al suo punto di vista, senza che il nostro pensiero contamini quello che vediamo, è la cosa più difficile da fare (un grande aiuto ci può venire dall’esercizio di Centering) soprattutto di fronte ad un familiare che si comporta in modo strano o che mostra reazioni diverse dal solito.
Proviamo adesso ad immaginare un nostro anziano nella 1° Fase del disorientamento:
Questa fase è caratterizzata da molti momenti di “lucidità” che si alternano a brevi momenti di confusione e a perdite di memoria ”, nelle quali si evidenziano i “pasticci” dovuti alle dimenticanze, come oggetti nascosti e non trovati, acquistati più volte, pentole dimenticate sul gas e cosi via.
In questa fase, l’anziano protagonista di questi fatti, ha una consapevolezza ancora alta di quello che sta succedendo e rendersi conto di quelle perdite provoca in lui disagio, senso di colpa, preoccupazione e paura.
A queste situazioni noi spesso rispondiamo entrando nel giudizio, con commenti tipo:
- “Come sei confusionario, se mettessi le chiavi al loro posto le troveresti!”
- “Guarda quanto formaggio che sta andando a male, perché non stai più attenta quando fai la spesa?”
- “Ancora il sugo bruciato! Quante volte devo dirti di stare lì quando cucini?”
A quel punto se il nostro familiare ha ancora un buon aggancio con la realtà ed è consapevole dei “momenti di défaillance”, di fronte al nostro giudizio sul suo comportamento strano o non congruente potrebbe reagire:
- accusandoci di avergli nascosto gli oggetti non trovati
oppure, semplicemente
- negando di aver comprato tre confezioni dello stesso formaggio per dimenticanza e sostenere che si era trattato di un’offerta convenientissima, ma che per colpa del mal di stomaco non l’ha potuto mangiare
O ancora
- dando la colpa a qualcuno che ha telefonato e che gli ha fatto perdere di vista “per un attimo ” il sugo
Il nostro giudizio mette l’anziano nelle condizioni di mettere in atto la sua “legittima difesa” , così come accade a noi, e di fronte alle perdite, di cui è più o meno cosciente e che non accetta, si difende negandole o accusando gli altri. (vedi il principio nr. 5 de Gli 11 Principi)
Se guardiamo il nostro familiare disorientato, o quello che succede, pensando: “ecco che ricomincia; lo fa apposta per farmi arrabbiare; fa finta di non sapere dove ha messo le chiavi per non uscire…” entriamo nel conflitto, nella frustrazione.
Di fronte alle stesse situazioni uscire dal giudizio significa vedere, piuttosto che le mancanze del nostro anziano, le sue emozioni, la sofferenza, il disagio la paura ed entrare in empatia e nell’accoglienza.
UN PICCOLO AIUTO PER SUPERARE LE DIFFICOLTÀ
Non è facile, ma con il desiderio di andare incontro all’altro senza pre-giudizio, per comprenderlo davvero, e molto allenamento, i risultati che ne derivano nel tempo, sono molto più gratificanti della fatica fatta.
Una piccola strategia che può essere d’aiuto è quella di partire da noi, questo rende più facile comprendere l’altro. Pensiamo ad una situazione nella vita nella quale ci siamo sentiti giudicati in modo ingiusto o per qualcosa di cui ci siamo sentiti dispiaciuti. Proviamo a rivivere per un attimo questa sensazione e ascoltiamo le emozioni che si manifestano, provando poi a ricordare come abbiamo risposto a questa sensazione.
Probabilmente avremo reagito con ribellione, aggressività, mutismo e rifiuto di relazionarci ulteriormente con chi ci aveva sottoposti a giudizio, avremo messo in atto quella che si chiama “legittima difesa”
La “legittima difesa” che, come abbiamo detto prima, utilizza il nostro familiare disorientato.
Quindi proviamo a fare un bel respiro e mettiamoci a cercare le chiavi insieme al nostro familiare!
QUANDO CI SONO I LEGAMI CON IL PASSATO O QUANDO NASCE IL DISAGIO
E se il comportamento strano o incongruente fosse dovuto a qualcosa accaduto nel passato? Una situazione rimasta sospesa, qualcosa di soppresso che, con la riduzione del controllo cognitivo, viene alla luce? (vedi il principio nr. 5 de Gli 11 Principi)
Situazioni in cui un figlio si trova di fronte a comportamenti molto difficili da accettare o socialmente “inadeguati”, come parolacce dette da una madre che non ne ha mai detta una, oppure che inizia a spogliarsi in pubblico o che parla con riferimenti sessuali.
In questo caso il rischio di entrare nel giudizio, sottoponendo ad analisi, ed inevitabilmente, a conclusioni come “è giusta, è sbagliata” è altissimo e difficile da evitare.
Validation, però, ci dice che non ci sono comportamenti/emozioni giusti o sbagliati, ci sono solo grandi anziani che cercano di mettere ordine nella loro vita per “fare le valigie”.
Noi, operatori e familiari, possiamo solo permettere di “prendere luce” e diminuire di intensità, se accogliamo i comportamenti/emozioni senza giudizio (vedi il principio nr. 4 de Gli 11 Principi)
“Fare le valigia” e “la risoluzione” sono argomenti importanti che vanno approfonditi e a cui dedicheremo, sicuramente, uno dei prossimi appuntamenti.
Sperando questo nuovo piccolo tassello apporti un piccolo aiuto, vi aspettiamo con il prossimo articolo dedicato ai Simboli il 14 agosto.

Ben trovato a chi ha deciso di conoscere il metodo Validation attraverso Storie in Valigia.
Il tema all’interno di Storie in Valigia non ha l’obbiettivo di formare,
esistono infatti incontri e corsi strutturati a questo scopo, ma bensì di “dialogare”.
L’obbiettivo è portare a conoscenza delle famiglie il metodo che ha cambiato negli ultimi 15 anni la mia vita, sia dal punto di vista lavorativo che personale.
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