COME POSSIAMO AIUTARE LE PERSONE CON ALZHEIMER E DEMENZA PRECOCE

Ultimamente capita sempre più spesso di leggere di familiari in difficoltà nell’occuparsi dei propri cari affetti da demenza, ma la riflessione che da origine al titolo di questo articolo parte dal fatto che i familiari che scrivono, sempre con maggior frequenza, parlano di persone giovani colpite da demenza precoce, con un’età che va dai 50 ai 60 anni.

Il metodo Validation nasce e si rivolge, facilitato dal fatto che Naomi Feil vive in una casa di riposo a contatto con persone di età avanzata, ai “grandi anziani” e su di loro il metodo si è sviluppato negli anni, confermando la sua efficacia con questo target di persone.
Per parecchio tempo si è pensato che Validation non funzionasse laddove la “demenza” avesse cause organiche (vascolari, corpi di Lewy, morbo di Parkinson, e altri) o dove ci fosse di base una patologia psichiatrica così come nel caso dell’Alzheimer precoce, ma bensì solo con quegli anziani che, per incapacità di gestire le perdite o per esprimere problemi irrisolti del passato, si rifugiavano nel disorientamento (vedi ” Verso il disorientamento: le fasi della vita e i compiti irrisolti”).

Con l’esperienza, con la diffusione e l’utilizzo sempre più ampio dell’atteggiamento convalidante, ci si è piano piano resi conto che questo aspetto del metodo poteva essere estremamente utile nel creare relazioni di fiducia anche in altre situazioni, ad esempio con anziani ancora lucidi, coniugi e figli.
È stato semplice verificare anche che, trovandosi a trattare con situazioni di fragilità, l’atteggiamento empatico, l’accoglienza e l’ascolto sono sempre in grado di favorire l’instaurarsi di relazioni di fiducia.
Con l’aumento verificatosi negli ultimi anni, nei centri diurni e case protette, di persone con Alzheimer ad insorgenza precoce, gli operatori di queste realtà si sono ritrovati a dover gestire sempre di più l’inserimento di persone giovani, spesso con “disturbi del comportamento”.
Quasi inevitabilmente gli operatori formati Validation, per i quali l’atteggiamento convalidante diventa nel tempo la modalità di relazione usata in qualunque situazione, hanno iniziato ad utilizzarla spontaneamente e sempre con maggior frequenza anche con questi ospiti con risultato positivo.

DI CHI STIAMO PARLANDO QUANDO CI RIFERIAMO A “PERSONE CON ALZHEIMER PRECOCE”?

Quando si parla di Alzheimer precoce parliamo di persone, che oltre a essere giovani d’età, presentano in modo più o meno importante alcune perdite e difficoltà:

  • deficit mnemonico progressivo
  • perdita delle abilità cognitive
  • difficoltà nell’espressione verbale
  • difficoltà nell’attuazione di sequenze di azioni anche semplici
  • perdita dell’identità

*Tutti questi “sintomi” presentano caratteristiche comuni e peculiari quali, l’insorgenza precoce ed uno sviluppo molto rapido.

Sono persone che ancora nel pieno dell’attività lavorativa, quasi sempre consapevoli di quello che sta loro succedendo, preoccupati e spaventati dalle défaillance sempre più frequenti e che spesso, per reazione, cercano di nasconderle il più possibile ai familiari, ai colleghi ed anche a se stessi.

COME POSSIAMO AIUTARLI A SENTIRSI MEGLIO?

Le persone con Alzheimer precoce è facile, con questi stati d’animo, che si sentano giudicate, rimproverate, imbrogliate oppure oggetto di pietismo mentre per loro, assumerebbe un valore inestimabile, in questa situazione di grande fragilità, sentirsi ancora valide, utili, capite e apprezzate.
È qui che l’atteggiamento convalidante diventa, per operatori e familiari, uno strumento basilare per confermare il loro valore, farle sentire accolte e capite nelle grandi difficoltà che quotidianamente si trovano ad affrontare.

D’aiuto ci possono essere anche le tecniche specifiche, prima di tutto il Centering (vedi esercizio “Centering) che ci aiuta ad essere empatici, l’uso delle domande aperte (vedi “Le domande aperte con le persone disorientate: Chi, Dove, Come, Quando e Cosa”), chiedere il contrario e utilizzare gli estremi (tecniche specifiche utilizzate dagli operatori) possono rendere più facile alla persona dirci che cosa sia importante o cosa la stia disturbando in quel momento.

Riformulare con empatia gli dimostra che siamo lì con lui, che lo stiamo capendo e che abbiamo accolto i suoi problemi

A volte un’utile supporto ci può arrivare anche dall’utilizzo della reminiscenza, perché può stimolare la persona a dire di più del suo passato.

Un’altro fattore da tenere in considerazione nell’Alzheimer precoce, è l’importanza di prestare attenzione a non invadere la sfera cinestesica (spazio personale) e ad evitare di stimolare argomenti molto emotivi, lasciando eventualmente che sia la persona stessa a parlarne in modo spontaneo.

Quando il nostro caro è in un momento di sovraccarico emotivo, una possibile strategia da utilizzare è farlo camminare

Vediamo infine una condizione molto frequente nelle persone con Alzheimer precoce, il wandering. Infatti non dimentichiamo che stiamo parlando di persone giovani, che stanno bene fisicamente, quasi sempre abituate ad essere attive e in movimento per lavoro, o attività legate alla famiglia, e per questo il camminare insieme può diventare un’attività che li porta a consumare energie fisiche, che altrimenti dovrebbero trovare altri canali di sfogo, o potrebbero trasformarsi in irrequietezza e aumentare fino all’agitazione.

Mi piace pensare che la risposta al titolo di questo articolo possa essere:

Sicuramente, con l’aiuto dell’atteggiamento empatico, tutte le strategie che Naomi Feil  ci ha messo a disposizione, pensando ai grandi anziani, possono contribuire a creare un rapporto di fiducia e favorire  la condivisione delle emozioni con i nostri cari, anche quando sono colpiti da Alzheimer precoce.
Nonostante la velocità del processo di deterioramento non si possa modificare, il nostro obiettivo principale rimane far stare meglio e far vivere con dignità i nostri cari il più possibile e Validation può sicuramente aiutarci a raggiungerlo.

L’ARGOMENTO DEL PROSSIMO APPUNTAMENTO

Se vi trovate a trattare con un persone con Alzheimer o demenza precoce speriamo questo articolo vi possa essere d’aiuto e vi diamo appuntamento con il prossimo articolo sul Metodo Validation dove affronteremo il tema dei 5 sensi (vista, udito, gusto, olfatto e tatto) nelle persone con Alzheimer e demenza all’interno dell’articolo “I 5 sensi diminuiscono, com’è la sua realtà?

Come sempre potrete seguire novità e notizie sul metodo Validation e non solo sulla pagina FB Storie di Alzheimer e sul Gruppo Privato. Qui il link per iscrivervi al gruppo:
https://www.facebook.com/groups/storiedialzheimer/

Concludiamo con l’invito a condividere in forma privata le vostre storie, raccontateci le vostre esperienze, perché i vostri racconti possono essere d’aiuto agli altri!

Scriveteci in forma privata a info@storiedialzheimer.it o anche attraverso un messaggio privato all’interno della Pagina Facebook Storie di Alzheimer.

 

Trovo indispensabile sottolineare che il metodo Validation può essere applicato avendo la consapevolezza che alcuni piccoli suggerimenti, da soli, non potranno portare a risultati “miracolosi”


Patrizia Gelmi Formatrice Validation ®

Ben trovato a chi ha deciso di conoscere il metodo Validation attraverso Storie di Alzheimer.
Il tema all’interno di Storie di Alzheimer non ha l’obbiettivo di formare,
esistono infatti incontri e corsi strutturati a questo scopo, ma bensì di “dialogare”.
L’obbiettivo è portare a conoscenza delle famiglie il metodo che ha cambiato negli ultimi 15 anni la mia vita, sia dal punto di vista lavorativo che personale.

Ti stai domandando se il tuo comportamento è corretto?

Hai una storia da raccontare?