COME DIVENTA LA REALTÀ DELL’ANZIANO DISORIENTATO QUANDO UNO DEI SENSI DIMINUISCE

Qualche anno fa, in uno dei primi corsi di aggiornamento che affrontavano il “problema demenza”, una relatrice per descrivere come potesse sentirsi una persona anziana con deterioramento cognitivo ci disse:

«immaginate di trovarvi da soli in Cina, al buio, in compagnia di sconosciuti che parlano solo qualche parola di italiano e di non riuscire nemmeno a camminare, come vi sentireste? E soprattutto, quali potrebbero essere le vostre reazioni?»

Disagio, paura si impadronirebbero di chiunque si dovesse trovare in una situazione come quella sopra descritta.

Ma noi cosa possiamo fare per evitare di complicare una situazione già resa precaria dal deterioramento cognitivo?

QUANDO I SENSI DIMINUISCONO

Se un calo della vista, dell’udito o la difficoltà nel camminare sono perdite frequenti e “fisiologiche con l’avanzare dell’età” e possono apparire tutto sommato affrontabili e superabili, nel caso di un anziano con capacità cognitive ancora integre, rischiano invece di complicare notevolmente la vita di un anziano disorientato.

L’anziano “lucido” che si rende conto di vederci poco, di sentirci meno, di avere difficoltà a camminare è in grado di comunicarlo e, di conseguenza, intervenire per compensare le perdite con occhiali adatti, apparecchi acustici o ausili per il cammino. Inoltre, può anche riconoscere il deficit come tale ed esprimere le sensazioni che gli provocano, dare voce alla frustrazione, alla difficoltà che vive o alla “fatica nel diventare vecchi”.

Diverso è per il nostro anziano disorientato, il quale si trova a fronteggiare le “fisiologiche ” perdite che accompagnano l’età avanzata insieme a difficoltà cognitive che gli rendono ancora più complicata la percezione della realtà, già di per sé poco rassicurante.

Ci basta pensare al fatto che per lui a volte è difficile anche riconoscere la propria casa, o le strade percorse da una vita, e quindi possiamo immaginare come tutto risulti ancora più estraneo ed ostile se ulteriori perdite sensoriali contribuiscono a confondere la realtà. Ecco allora che in questa situazione, il calo della vista può far si che le ombre di cose innocue e conosciute assumano sembianze diverse, minacciose o che il calo dell’udito trasformi un rumore familiare in un suono sconosciuto, fastidioso e spaventoso.

È in questo modo che una fila di mattonelle che forma una linea sul pavimento, o la riga che si forma fra due tipi diversi di pavimento, può essere percepita come un muro, un ostacolo insormontabile che l’anziano, spaventato, si rifiuta di oltrepassare. Se non ci rendiamo conto che quello che lui”vede” è distorto, ed insistiamo perché continui a camminare, otterremo solo che la paura si trasformi in rabbia e aggressività.

Anche trovarsi in compagnia di persone che parlano, o che ridono, per qualcosa che si sono detti può scatenare nell’anziano che non sente bene fraintendimenti, frustrazioni e disagio che portano inevitabilmente a chiusura o a manifestazioni di aggressività.
Le cose si complicano se a questo aggiungiamo il fatto che, con il disorientamento, anche la realtà stessa si trova spesso inserita in un “tempo” che non corrisponde a quello presente, ma viene continuamente complicato dall’interferenza del passato che irrompe nel presente e a volte lo sostituisce. (vedi Allucinazioni o Immagine Eidetica )

Ed è in questo insieme di percezioni già alterate dal disorientamento che ad esempio, per un’anziano che ci vede poco e che ha vissuto la deportazione, che un cappotto scuro su un appendiabiti può diventare la guardia tedesca che viene a prenderlo per portarlo via, e scatenare disturbi comportamentali “improvvisi ed inspiegabili”.

Oppure il rumore del carrello delle infermiere che, con il calo dell’udito, viene percepito dall’anziano come se fosse quello di un treno, magari quello che lo ha portato in Svizzera a lavorare, e lo induce ad infilarsi la giacca per partire.

Nello stesso modo per l’anziana disorientata con deficit dell’udito, le persone sedute vicino a lei che parlano e di cui non capisce le parole, possono diventare i vicini di casa che parlano male di lei, o che stanno ridendo di come è vestita, e non ci sarà da stupirsi se si arrabbierà ed inizierà ad inveire contro i vicini pettegoli.

Ma in che modo, familiari ed operatori, possono essere aiutati dalla consapevolezza che i deficit sensoriali nell’anziano con disorientamento possono contribuire ad acuire la confusione ed il disagio? E soprattutto, c’è qualcosa che possiamo fare, oltre a tener conto che certe reazioni del nostro anziano potrebbero dipendere da questo?

DEFICIT DELLA VISTA E DELL’UDITO

Ausili sanitari

Una delle prime strategie che si possono mettere in atto è l’intervenire su aspetti di tipo sanitario, ad esempio far effettuare, almeno fino a quando la capacità di collaborazione del nostro caro lo consente, regolari controlli come della vista e dell’udito, e garantire l’uso di ausili adeguati al problema riscontrato.

Metodo Validation

Il Metodo Validation rimane naturalmente un’ottimo strumento per affrontare i momenti difficili. L’utilizzo del Centering e dell’atteggiamento convalidante ci forniscono sempre un grande supporto nella gestione di eventuali reazioni di “legittima difesa”. (vedi Centering e L’Atteggiamento Convalidante)

Adattamento dell’ambiente circostante

In presenza di deficit visivo ci sono situazioni legate all’ambiente che possono essere modificate per prevenire stimoli che rischiano di creare situazioni ambigue.

Un esempio di strategie semplici da mettere in atto sono una buona illuminazione diffusa in modo corretto, evitare mobili molto chiari o la presenza di specchi e vetrate non schermate, che possono fare da superficie riflettente e creare giochi di luce strani.

Uniformare il più possibile il colore del pavimento per evitare il già citato “effetto interruzione” che destabilizza molto e soprattutto, nelle fasi più avanzate, può portare a perdite di equilibrio con cadute nel tentativo di superare un gradino inesistente.

In presenza di deficit dell’udito invece è opportuno, per quanto possibile, evitare situazioni in cui possono presentarsi rumori improvvisi o molto forti, ambienti molto rumorosi o in cui ci sia molta confusione, situazioni che possono risultare talmente fastidiose per il nostro anziano da scatenare irritazione e agitazione. In casi inevitabili, si può ricorrere ai tappi per le orecchie.

Quelli descritti sono ovviamente solo alcuni degli accorgimenti standard che possiamo mettere in atto per evitare stimoli inutili, è chiaro che ogni anziano ed ogni situazione siano a sé e in base alla storia ed alle caratteristiche emotive della persona le strategie andranno personalizzate per risultare maggiormente efficaci.

Per eventuali approfondimenti su un “ambiente protesico” è possibile fare riferimento al metodo Gentlecare per l’anziano fragile, potete trovare consigli utili all’interno del libro Gentlecare. Un modello positivo di assistenza per l’Alzheimer di Moyra Jones, che parla proprio di spazio fisico: che deve essere, semplice, domestico e terapeutico, un ambiente sicuro ma accogliente e fruibile.

DEFICIT DEL GUSTO, DELL’OLFATTO E DEL TATTO

Come possiamo vedere la diminuzione di vista ed udito sono quelle che maggiormente possono creare difficoltà e confusione al nostro anziano disorientato, ma il calo della sensibilità nel gusto e nell’odorato possono avere ripercussioni anche importanti sulla salute del nostro caro.

È ormai assodato che uno dei problemi frequenti nell’anziano è la malnutrizione, intesa sia come scarsa alimentazione che come eccessiva richiesta di cibo. Gusto e odorato possono contribuire a far percepire come appetitoso o disgustoso un alimento, una scarsa percezione dei sapori, o un calo della percezione dei profumi, può far diminuire l’interesse per il cibo che risulta poco saporito e di conseguenza poco appetibile. Nel caso dell’inappetenza potete trovare sul sito una sezione dedicata nella quale vengono suggerite alcune ricette di facile preparazione. (vedi le ricette in Alzheimer e Alimentazione: disfagia e inappetenza)

A questo problema possono sommarsi la difficoltà nel riconoscere gli oggetti (soprattutto nella 3° fase) che porta l’anziano già inappetente, a non riuscire più ad alimentarsi da solo e rendere necessaria la presenza di una persona che intervenga per evitare disidratazione e perdite di peso eccessive.

Possiamo trovarci di fronte anche alla situazione contraria, nella quale l’anziano diventa compulsivo nella ricerca e nell’assunzione del cibo (spesso indipendente dalla percezione del sapore) che porta nel tempo ad un’aumento del peso incontrollato fino all’obesità.

In certi casi questo atteggiamento compulsivo, complicato dal mancato riconoscimento del cibo e caratterizzato dalla scarsa percezione degli odori o dall’incapacità nel distinguerli, può portare a situazioni pericolose come l’ingestione di materiali non commestibili, o addirittura tossici, ma facilmente reperibili in casa quali carta, saponette, detersivi, piante ornamentali e così via, con rischi seri per la salute del nostro anziano.

La diminuzione dell’ultimo dei 5 sensi invece, il tatto, può rivelarsi problematica o pericolosa soprattutto nelle fasi in cui il nostro anziano è ancora autonomo, in grado di muoversi ed occuparsi di lavori manuali che richiedono movimenti sottili, oppure a contatto con fuoco, sostanze corrosive o simili.

Con la diminuzione dell’autonomia e l’aumento del disorientamento i rischi vengono meno mentre il tatto, anche se in modo ridotto, rimane per l’anziano il mezzo attraverso cui continuare a percepire quel mondo fisico del quale ancora fa parte ed i movimenti ripetitivi (nella 3° fase) ne sono la maggiore espressione.

Quest’ultima riflessione ci aiuta a ricordare che il bisogno di esprimersi del nostro anziano avviene anche attraverso gesti che possono provocare rumore e risultare poco gradevoli, come il battere ritmico delle mani fra di loro o su qualche superficie.
Ed in questo caso è attraverso l’udito ed il tatto, pur se diminuiti, che il nostro anziano disorientato conserva la possibilità di percepirsi ancora vivo.

L’ARGOMENTO DEL PROSSIMO APPUNTAMENTO

Questi sono solo alcuni esempi che possano aiutare familiari e caregiver a comprendere con maggiore chiarezza alcuni comportamenti dell’anziano disorientato e su come provare ad aiutarlo. Come sempre l’invito è a condividere in forma privata esperienze analoghe che possano essere d’esempio e d’aiuto per chi si trova oggi ad affrontare la stessa situazione.

Potete condividere le vostre storie in forma privata scrivendo una mail a info@storiedialzheimer.it o attraverso l’invio di un messaggio privato su Facebook alla Pagina Storie di Alzheimer.
Le vostre storie verranno poi pubblicate sul sito Storie di Alzheimer in forma anonima.

Lasciandovi questo invito vi salutiamo, dandovi appuntamento con il Metodo Validation con un articolo dedicato a I tempi dell’anziano disorientato: come adattarci a loro.

 

Trovo indispensabile sottolineare che il metodo Validation può essere applicato avendo la consapevolezza che alcuni piccoli suggerimenti, da soli, non potranno portare a risultati “miracolosi”


Patrizia Gelmi Formatrice Validation ®

Ben trovato a chi ha deciso di conoscere il metodo Validation attraverso Storie di Alzheimer.
Il tema all’interno di Storie di Alzheimer non ha l’obbiettivo di formare,
esistono infatti incontri e corsi strutturati a questo scopo, ma bensì di “dialogare”.
L’obbiettivo è portare a conoscenza delle famiglie il metodo che ha cambiato negli ultimi 15 anni la mia vita, sia dal punto di vista lavorativo che personale.

Ti stai domandando se il tuo comportamento è corretto?

Hai una storia da raccontare?