LA REALTÀ OGGETTIVA NON SEMPRE COINCIDE CON LA REALTÀ DEL NOSTRO ANZIANO

Questo articolo lo apriamo raccontandovi l’esperienza  di un’OSS con un’ospite:

«NON HO DORMITO PER NIENTE! » MA SARÀ VERO?

Una mattina la collega della notte mi passa le consegne dicendo: hanno dormito tutti, pensa che anche “Luisa” (nome di fantasia) ha chiamato solo una volta per andare in bagno!
(la media normale di Luisa è di 7/10 volte per notte)

Poco dopo vado ad aiutare proprio Luisa ad alzarsi e lei durante l’igiene inizia a lamentarsi dicendomi che è stanca perché non ha dormito tutta la notte.
Io d’istinto  le rispondo che non è vero, che la collega che ha fatto la notte mi ha riferito che si è alzata solo una volta.
Lei subito si risente e dice che non è vero, non ha dormito proprio, poi andando verso la sala, borbottando fra se e se,  va a raccontare la stessa cosa ad un’altra ospite.

Durante la colazione ricomincia a lamentarsi che non ha dormito, ed io le ripeto (con tono tranquillo e sentendomi comprensiva nel rispondere con calma ad un’ ennesima ripetizione) «ma no,  non è vero che non  hai dormito tutta la notte, ti sarà sembrato così perché ad un certo punto ti sei alzata una volta per andare in bagno».

Questa volta lei comincia ad irritarsi e si gira dall’altra parte, ribadendo alla vicina di tavola «non è vero niente, se dico che non ho dormito è così, lo saprò meglio io se ho dormito o no!»

Più tardi mi chiede di essere accompagnata in bagno e nel percorso, ancora arrabbiata, ripete di nuovo che si sente stanca perché non ha dormito niente durante la notte.  Io sto per risponderle un po’ infastidita  quando mi viene in mente che Validation dice che ” le emozioni  dolorose che vengono negate si ingrandiscono mentre se vengono accolte diminuiscono” e mi rendo conto che fino a quel momento, con l’intento di riportarla alla realtà, non ho fatto altro che contraddire e negare  il suo sentire.

Allora ho provato a chiederle «ma davvero  non hai dormito per niente in  tutta la notte?»  e lei di colpo si è fermata, mi ha guardata e mi ha risposto «beh proprio tutta la notte no, un pochino ho anche dormito!» e mi ha fatto un sorriso.

Naturalmente questo non ha cancellato del tutto il suo sentire ma, con mia grande soddisfazione, durante la mattinata, ha ripetuto solo qualche volta (ma con meno enfasi) di non aver dormito ma è bastato dirle subito «davvero non hai dormito? » oppure «se non hai dormito sarai stanca! »  per sentirle negare di nuovo la sua affermazione e vederla tranquillizzarsi.

QUANTE VOLTE UN NOSTRO CARO DISORIENTATO CI RACCONTA FATTI CHE NON CORRISPONDONO ALLA REALTÀ?

La risposta a questa domanda è spesso: «continuamente! »

E noi cosa facciamo?
Istintivamente cerchiamo di fargli ricordare che cosa è realmente successo, come se  fosse è  la cosa più importante, ma agendo così lo trattiamo da “bugiardo ed inaffidabile”.

“Ma per Luisa è veramente fondamentale che le diamo ragione quando afferma che non ha dormito, o la fa stare meglio sapere che noi capiamo come si sente o accorgersi che l’abbiamo ascoltata prendendo  in considerazione il fatto che è stanca?”

In fondo è così importante che quello che ci viene raccontato corrisponda alla realtà?
O non è più importante che il nostro anziano stia “semplicemente” meglio, sentendosi compreso e sereno?

Se quello a cui aspiriamo è in effetti  la serenità del nostro anziano, dobbiamo trattare  la sua realtà come indiscutibile anche se non corrispondente ai fatti.

Considerarla una realtà indiscutibile non significa farla diventare  anche la nostra realtà, rimane la “sua realtà” , non dobbiamo andare a  confermarla.
Dire a Luisa che è vero che non ha dormito è una bugia e lei può sempre ritrovare un attimo di lucidità e smentirci .

E sappiamo bene  che l’uso delle bugie  mette a rischio la fiducia che ci possiamo essere  conquistati  nel rapporto con il nostro anziano.

Anche in questo caso, ci viene chiesto di non fermarci  ai fatti raccontati o alle frasi usate (vedi l’esempio di  Giovanna nell’articolo: Le domande aperte con le persone disorientate ), ma di andare a cercare e accogliere l’emozione o il bisogno che sta dietro alle parole che dicono.

Un valido aiuto, e che ha sempre effetto positivo,  è l’approccio empatico che, con la comprensione per le emozioni  del nostro anziano e il valore che noi diamo a quello che prova e che dice,   gli dà conferma del suo valore come persona e lo fa stare bene.

L’ARGOMENTO DEL PROSSIMO APPUNTAMENTO

Sperando come sempre questo articolo vi possa essere d’aiuto vi diamo appuntamento con il prossimo articolo dedicato al Metodo Validation con l’argomento Il riconoscimento emotivo: non so il tuo nome ma ti riconoscono!

Vi ricordiamo inoltre la possibilità di iscriversi al Gruppo Chiuso Storie Alzheimer, un ambiente dove parlare tranquillamente delle proprie situazioni e dove trovare appoggio e conforto.

Qui il link per iscriversi al gruppo:
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E come sempre vi invitiamo a condividere in forma privata le vostre storie: « c’è un episodio in cui avete visto “la paura” nel vostro caro

Raccontateci le vostre esperienze, perché i vostri racconti
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Trovo indispensabile sottolineare che il metodo Validation può essere applicato avendo la consapevolezza che alcuni piccoli suggerimenti, da soli, non potranno portare a risultati “miracolosi”


Patrizia Gelmi Formatrice Validation ®

Ben trovato a chi ha deciso di conoscere il metodo Validation attraverso Storie di Alzheimer.
Il tema all’interno di Storie di Alzheimer non ha l’obbiettivo di formare,
esistono infatti incontri e corsi strutturati a questo scopo, ma bensì di “dialogare”.
L’obbiettivo è portare a conoscenza delle famiglie il metodo che ha cambiato negli ultimi 15 anni la mia vita, sia dal punto di vista lavorativo che personale.

Ti stai domandando se il tuo comportamento è corretto?

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