LA FIDUCIA È IL RIMEDIO PIÙ EFFICACE CONTRO L’INSICUREZZA DELL’ANZIANO DISORIENTATO

Perché è così importante creare o mantenere una relazione di fiducia con l’anziano che si trova a fronteggiare le perdite cognitive, di qualsiasi entità esse siano?

Può sembrare una risposta scontata, ma la fiducia è il rimedio più efficace contro l’insicurezza che caratterizza la vita del nostro anziano, nel momento in cui il disorientamento si inserisce nella sua vita portando via mano a mano tutti punti di riferimento.

È infatti a partire dalle prime perdite di memoria che iniziano le difficoltà di relazione con le persone che gli sono vicine. Capita spesso infatti che l’anziano neghi le sue dimenticanze e accusi chi gli sta intorno di nascondergli o di rubargli le cose, comincia a non fidarsi più dei suoi familiari o degli operatori , soprattutto se cercano di convincerlo che nessuno sta rubando, o nascondendo, ma che in realtà è lui stesso a dimenticare le cose.

Quale può essere, in questo caso, la reazione di un anziano che non ce la fa ad accettare quello che gli sta succedendo? Come può reagire quando percepisce le persone intorno a lui in contrasto con la sua realtà e sente di non potersi fidare?

Non ci stupiremmo se assumesse la posizione che Naomi Feil ha definito “legittima difesa” per cui ogni situazione diventerà l’occasione buona per convincere i familiari che sono loro ad avere torto e a non capire.

Di conseguenza, di fronte ai nostri tentativi di riportarlo alla realtà o di metterlo di fronte alle sue mancanze/errori, non avendo il nostro anziano la percezione che le persone che gli stanno intorno gli credono, è molto probabile che si difenda assumendo atteggiamenti aggressivi che sfociano facilmente in conflitti dai quali è difficile uscire, se non recuperando la sua fiducia.

COME POSSIAMO RECUPERARE LA FIDUCIA DELL’ANZIANO DISORIENTATO?

Possiamo portare l’anziano a fidarsi ancora di noi solamente se ci spostiamo dalla posizione di chi giudica, e cerca di far ragionare, a quella di chi ascolta, comprende e accoglie (vedi articolo su Che cos’è l’atteggiamento convalidante: Ascolto Attivo e Comunicazione non Verbale ). Solo così l’anziano non ci percepirà come ulteriori nemici da combattere, ma bensì come alleati.

Lo aiuteremo attraverso la fiducia a ridurre conflitti e disturbi del comportamento che sono a volte la diretta conseguenza delle nostre risposte, non adeguate, alla domanda di aiuto implicita che passa attraverso le sue accuse.

Cosa ci sta dicendo o chiedendo davvero, non con le parole, ma attraverso il suo comportamento?

Con il suo comportamento ci trasmette il suo smarrimento, nel non comprendere perché non trova le cose, perché ogni tanto non riconosce i luoghi. Ci sta dicendo che si sente confuso, e non sa perché, ci chiede di stare al suo fianco per aiutarlo a portare il peso di quello che sta succedendo e che lo spaventa tanto.Ci sta indicando che ha bisogno di qualcuno a cui fare riferimento per affrontare ed alleggerire questa realtà ostile.

QUANDO LE PERDITE COGNITIVE SI FANNO PIÙ IMPORTANTI HA ANCORA BISOGNO DI FIDARSI DI NOI?

Con il passare del tempo, e con la continua perdita delle capacità cognitive del nostro anziano, la corrispondenza tra la sua realtà, e quella con cui si deve confrontare quotidianamente, cambia sempre di più. Il nostro anziano infatti, cerca nella realtà in cui vive i luoghi e le persone che fanno parte del suo passato ma è destinato a rimanere deluso perché la realtà a cui appartiene (il passato) non esiste più.

Con questi presupposti come può vivere la realtà fisica in cui si trova?

Possiamo solo immaginare che cosa possa pensare del mondo nel quale vive ma che non riconosce: «è un incubo; gli oggetti che sono intorno a me non sono i miei; non sono a casa mia; non riconosco l’ambiente; le persone; non ricordo dove mi trovo; come sono finito qui?».

L’anziano disorientato in questa situazione prova un’insicurezza infinita e con il tempo questo senso di insicurezza aumenta, e questa emozione diventa uno stato d’animo costante, da cui spesso deriva uno stato d’ansia che si esprime frequentemente attraverso i cosiddetti comportamenti disturbanti “.

Validation ci dice che avere qualcuno di cui fidarsi, che comprende, accoglie e diventa un punto di riferimento, una sicurezza laddove tutto è confuso ed incerto, pur non risolvendo il problema, aiuta ad abbassare l’intensità dell’emozione provata e con essa il disturbo comportamentale. (vedi articolo su Gli 11 Principi Validation)

Teniamo presente che questa è una percezione che ha il nostro anziano, ovvero a livello emotivo. L’anziano non ci riconosce razionalmente questo ruolo di riferimento ricordandosi di noi, il nostro nome o il ruolo che rivestiamo nella loro vita, ma ci riconosce una sorta di “ruolo emotivo ” (vedi articolo su Il riconoscimento emotivo: non so il tuo nome ma ti riconosco).

Mi è capitato molto spesso di verificare nella quotidianità questo “effetto fiducia”, di approcciarmi ad uno degli ospiti della mia struttura e sentirmi dire «ah sei tu!» con un sorriso o un tono quasi di sollievo e, nonostante io abbia la certezza che quell’anziano non si ricordi né il mio nome, né che sono un’infermiera, sono però altrettanto sicura che riconosca bene la relazione di fiducia che, con l’aiuto dell’approccio convalidante, ho potuto instaurare con lui/lei nel tempo.

Tante volte poi da spettatrice ho assistito a situazioni in cui anziani “difficili” accettavano attività poco gradite (come ad esempio farsi il bagno), o riuscivano a rilassarsi in momenti di tensione in presenza di un operatore, che con modalità accogliente ed empatica era riuscito nel tempo a creare quel rapporto di fiducia che si ricrea poi ogni volta che quel viso o quella voce, vengono riconosciuti come familiari.

Se si fidano di noi sarà tutto più semplice e diverse attività, o momenti della giornata, più affrontabili, ma soprattutto meno impegnativi e frustranti.

Se come familiare abbiamo avuto una relazione serena e di complicità, accogliere, ascoltare, non giudicare, ci consente di mantenere la fiducia già esistente. Se invece la relazione è stata difficile e conflittuale per tutta la vita, ci può aiutare a costruire un rapporto basato sulla fiducia e, magari con il tempo, sentirgli dire sempre più spesso e con sollievo, «Ah sei tu!» anche se non si ricorda più chi siamo.

L’ARGOMENTO DEL PROSSIMO APPUNTAMENTO

Il Metodo Validation vi da appuntamento con “L’importanza di trattare l’anziano disorientato come adulto, un altro aspetto che tocca nella quotidianità i caregiver e il benessere del nostro caro disorientato.

Infine vi ricordiamo quanto sia importante condividere, dalle vostre esperienze su cui vorreste un punto di vista, alle “strategie” che avete trovato per risolvere una situazione. Tutte occasioni per rendere la vostra parola, in forma anonima, un’aiuto per chi si trova nella vostra stessa situazione.

Trovo indispensabile sottolineare che il metodo Validation può essere applicato avendo la consapevolezza che alcuni piccoli suggerimenti, da soli, non potranno portare a risultati “miracolosi”


Patrizia Gelmi Formatrice Validation ®

Ben trovato a chi ha deciso di conoscere il metodo Validation attraverso Storie di Alzheimer.
Il tema all’interno di Storie di Alzheimer non ha l’obbiettivo di formare,
esistono infatti incontri e corsi strutturati a questo scopo, ma bensì di “dialogare”.
L’obbiettivo è portare a conoscenza delle famiglie il metodo che ha cambiato negli ultimi 15 anni la mia vita, sia dal punto di vista lavorativo che personale.

Ti stai domandando se il tuo comportamento è corretto?

Hai una storia da raccontare?