Perché si guarda allo specchio e non riconosce la persona riflessa?
Oggi vi raccontiamo una storia…è una mattina, dialogo fra madre e figlia davanti allo specchio:
<<Ma chi è quella vecchia che mi guarda?>>
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Come reagisce un figlio o un familiare a una situazione di questo tipo?
Magari le facciamo vedere le sue foto in sequenza per farle capire che è davvero lei e se riusciamo nell’intento, si intristisce e prende atto che è davvero diventata quella “vecchia piena di rughe”, ma se non “lo capisce”?
Allora si arrabbia, e magari ci insulta, perché la vogliamo far passare per matta, che lei non è rimbambita e che sa benissimo che è il 1985 e sa perfettamente la sua età.
E noi ci mettiamo a pensare e ci diciamo che era un po’ che faceva confusione con i nomi e le date, si dimenticava dove aveva messo le cose, magari qualche volta non si accorgeva che era ora di pranzo e non preparava da mangiare.
In realtà la confusione la faceva anche con i soldi, spesso convinta che glieli portassero via o addirittura che le nascondessero i vestiti ed era anche un po’ cambiata nel carattere, si arrabbiava subito, soprattutto se le si faceva notare che aveva fatto confusione o sbagliato qualcosa, con il vicino che improvvisamente ce l’aveva con lei e le faceva dispetti….
Ma non rendersi più conto di avere ottant’anni ed essere convinta di averne cinquanta o meno ancora….
Perché non si riconosce più?
Ma cosa sta succedendo?
Il nostro caro ha attraversato un periodo più o meno lungo di “malorientamento o prima Fase” caratterizzato da dimenticanze e confusione, un passaggio per lui consapevole e che nega perché fanno troppo male.
Quello che accade quindi è che il nostro anziano si rifugia nel passato (seconda Fase o disorientamento temporale) per sfuggire da un presente insopportabile.
E allora torna ad un passato piacevole, gratificante, in cui ancora la vita e la persona avevano uno scopo (il lavoro, l’occuparsi dei figli…) in cui non ci sono perdite continue con cui fare i conti.
O torna indietro a sistemare situazioni o compiti incompleti, sospesi (vedi Erickson).
In questo caso non si tratta di “ricordare”, ma proprio di rivivere o vivere come se fosse ancora il 1985 con i bambini ancora piccoli di cui occuparsi, piuttosto che, facendo ancora un salto indietro nel tempo, il 1940 con l’esigenza di dover andare a casa “altrimenti il babbo si arrabbia se arrivo tardi”.
Come leggere questo comportamento alla luce di Validation?
Si tratta di un meccanismo di difesa che il nostro anziano mette in atto appunto per fuggire dalle perdite e da una realtà inaccettabile.
Ma come affrontarlo, come aiutare il nostro caro?
Aiutarlo significa farlo sentire compreso, accettato amato per quello che è (vedi principio n. 2 ) in qualsiasi realtà, lui o lei, si trovi.
Accettare con la consapevolezza che non potremo riavere indietro la mamma o il babbo o il marito che erano prima del disorientamento perché non è possibile, ma che possiamo farli stare bene rispettandoli e amandoli per quello che sono oggi.
Come?
Non cerchiamo di riportarlo nella nostra realtà ma entriamo noi nella sua.
Cercare di far ragionare e riportare qui crea solo tensione e conflittualità.
Pensiamo a quando noi siamo convinti di una cosa e qualcuno vuole convincerci del contrario, come reagiamo?
Ci arrabbiamo e sicuramente ci arrocchiamo ancora di più nella nostra posizione.
Questo vale anche per il nostro anziano che, se contraddetto, si arrabbia fino a diventare aggressivo verbalmente e fisicamente.
Per evitare questo e fare qualcosa che aiuti lui, e noi, a stare meglio possiamo:
- Iniziare con il Centering (vedi esercizio di Centering) che ci aiuta ad entrare nei suoi panni, nel suo mondo con empatia.
- Evitare le bugie (vedi Atteggiamento Convalidante: Rispetto e Autencità)
- Entrare nella sua realtà con delle domande, che ci consentono di approfondire e comprenderla senza giudicarla
Proprio da queste domande Chi, Dove, Come, Quando e Cosa è il prossimo articolo che ti inviatiamo a leggere per provare a comunicare con il tuo caro in un modo da rispettare la sua realtà, ma che allo stesso tempo gli consenta di portare alla luce quelle emozioni, quelle sensazioni dolorose e quei bisogni che, se espressi ed accolti, diminuiscono di intensità (vedi principio n. 4).
Avete un comportamento di un vostro caro, che ripete costantemente, a cui non sapete dare una spiegazione? Scriveteci!
Inviaci una mail a info@storidialzheimer.it , l’autore e il tuo caro rimarranno anonimi, parleremo solo del bisogno cercando di dare insieme una spiegazione.
Un’occasione per comprendere e anche per aiutare, attraverso un’esempio, un familiare o un caregiver che si trova nella tua stessa situazione.
Ben trovato a chi ha deciso di conoscere il metodo Validation attraverso Storie di Alzheimer.
Il tema all’interno di Storie di Alzheimer non ha l’obbiettivo di formare,
esistono infatti incontri e corsi strutturati a questo scopo, ma bensì di “dialogare”.
L’obbiettivo è portare a conoscenza delle famiglie il metodo che ha cambiato negli ultimi 15 anni la mia vita, sia dal punto di vista lavorativo che personale.