Un rapporto con l’Alzheimer a distanza

Quando la vita ti porta a vivere lontano da un genitore con l’Alzheimer

 

Oggi vi scrivo mentre sono in volo, quale miglior momento per raccontavi un rapporto con l’Alzheimer a distanza.

La vita e il lavoro ti portano a dover fare delle scelte, mia mamma quando ancora la malattia non l’aveva colpita mi ha sempre appoggiato nelle mie, volendo solo quello che “per me” poteva essere il meglio e che poteva rendermi felice.

E così 2 anni fa la vita mi ha portato per motivi di lavoro a decidere di trasferirmi in un altro paese.

 

La separazione e i progetti per me e lei

Premetto che quando partii la mamma era già in uno stadio medio avanzato della malattia e aveva già fatto il suo ingresso in CRA.

Separarmi da lei è stato duro, il non poterla vedere tutti i giorni difficile, addirittura i primi tempi, da illusa, pensavo che appena mi fossi sistemata l’avrei portarla con me.

Ancora forse non avevo capito fino in fondo che cos’era l’Alzheimer.

 

Quando presi piena conoscenza dell’Alzheimer e dei suoi limiti

Probabilmente ne ho preso pienamente coscienza quando sono andata via, ho visto forse con maggiore chiarezza che cosa stavo vivendo, che cosa questo mostro stava facendo e come limitava il nostro rapporto.

Ricordo che quando decisi di partire, parlai con la Responsabile del nucleo dove si trova mia madre, dicendo che stavo andando via e che appena sistemata avrei portato la mamma con me.

Se corro indietro ricordo ancora lo stupore, la notizia che l’avrei portata via, ma poi tutto cambiò.

Arrivò il giorno dei saluti, l’avrei rivista 2 mesi e mezzo dopo, quello fu il periodo di separazione più lungo.

 

La ricerca delle giusta struttura

Inizialmente ci provai, mi misi in contatto con il Centro Alzheimer della zona, mi indicarono alcune strutture e nel mentre mi informavo sul personale che parlasse italiano o almeno una parte .
Valutavo anche l’opzione di affiancarle qualcuno extra, che parlasse la nostra lingua.

Nel mentre facevo e faccio la spola con l’Italia, si perché mi sono trasferita ma questo non significa che ho abbandonato mia madre.

Dopo il primo stacco di 2 mesi, ogni mese, massimo mese e mezzo, salgo su un’aereo e volo da lei, trascorrendo con lei una settimana.

E fu proprio durante i primi mesi di andirivieni che mi furono chiari alcuni aspetti, portarla via era infatti ingiusto.

Trovata una soluzione alla lingua capii che rimaneva comunque  il problema di una cultura diversa e quindi di una stimolazione che su di lei, di certo, non avrebbe avuto nessun effetto.

Immaginai mia mamma durante i pasti, il cibo è differente, i sapori sono diversi, non avrebbe più mangiato i piatti della sua tradizione,  la piadina o i passatelli in brodo.

Durante il momento del canto o in occasione di una festa, non avrebbe più ascoltato Romagna mia e tanto meno delle canzoni italiane.

Se avesse voluto parlare con altre ospiti del centro sarebbe stato impossibile.

Quindi io si sarei stata felice, avrei avuto la mia mamma con me, l’avrei potuta vedere sempre, ma poi lei?
Quando sarebbe stata veloce la sua regressione.
Quanto sarebbero state tristi le sue giornate quando io non ero con lei?

In realtà l’Alzheimer l’ha e la sta divorando ma forse se l’avessi portata con me sarebbe stato peggio?

Io nel dubbio scelsi di fare un passo indietro, di rivedere la mia scelta e un po’ anche la mia vita, viaggiare con questa frequenza non facilita la quotidianità ma d’altro canto non potrei fare a meno di stare con lei.

 

Le emozioni di vivere lontani

Migliaia di chilometri non cambiano gli stati d’animo, non si soffre di più o di meno, solo diversamente.

Quando sono lontana è difficile, durante il giorno pensi adesso sta mangiando, chissà se oggi magia, chissà se oggi ha detto una parola.

D’altra parte, quando vado in Italia, c’è la gioia di vederla ma ogni volta è anche un pugno allo stomaco, perché raramente in questi 2 anni al mio ritorno non l’ho trovata cambiata, chiaramente in peggio.

Questa sorta di lucidità che mi ha dato la lontananza mi fa apparire le cose ancora più “amare”

E poi ad ogni partenza è come la prima volta, la prima volta che ho dovuto dirle “ci vediamo presto, torno tra…” è sempre così tremendamente difficile e doloroso.

Insomma, come figlia nulla è cambiato.

 

Come ha vissuto mia mamma il cambiamento

Penso di esserle un po’ mancata almeno i primi tempi, quando tornavo era sempre così felice, ricordo i suoi occhi e il suo sorriso. Ora sinceramente non lo so, di certo quando sono con lei c’è ancora quella connessione, la mamma mi guarda ancora oggi con quegli occhi, anche se ora sono sgranati, ma mi sembra mi dicano qualcosa.

Lì dentro ancora c’è la mia mamma e spero, o forse voglio raccontarmela, che avrebbe appoggiato la mia scelta, sia per me che per lei.

 

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