I silenzi dell’Alzheimer

QUANDO L’ALZHEIMER SI PORTA VIA ANCHE LA VOCE

Ho letto da qualche parte che oggi è il giorno del silenzio e il mio pensiero è volato ai momenti passati con mia madre.

Arrivo le do un bacio sulla guancia, le dico « Ciao mamma, come stai?»

Ma quella risposta non arriva, da oramai un anno non sento più la sua voce, non c’è stimolo che riesca a farla parlare.

Il silenzio eterno di quegli spazi infiniti mi atterrisce.

– Blaise Pascal 

Le ore passate insieme sono caratterizzate dai sui silenzi e dai miei monologhi, sul tempo, su un piccolo episodio che mi riguarda ma quando non ricevi una risposta dall’altra parte è tremendamente difficile parlare, riempire quei vuoti. A volte, ci sono i silenzi, lunghi e forse anche un po’ incomodi, perché vorresti dire tanto e non puoi farlo.

Quando ero una ragazza raccontavo sempre poco di me alla mamma, come molti giovani ero presa dal crearmi la mia strada e vivere appieno la mia vita ma ora che sono una donna vorrei quella mamma con cui parlare, confidarmi, vorrei poterle semplicemente chiedere come si fa quel piatto o chi è quella persona ritratta in quella foto che ho ritrovato.

La mia “ragione” però mette da parte il cuore e caccio via questi pensieri!

COME RIEMPIRE I SILENZI DELL’ALZHEIMER

Poi ultimamente ho comprato un libro, una favola che parla dell’Alzheimer, è pensata per i bambini ma ho desiderato leggerla, perché io che non ho figli mi sono sempre comunque chiesta, come racconti ad un bambino che “la nonna ha l’Alzheimer”? Come gli spieghi il perché?

Quando ho preso in mano il libro mi sono detta, voglio leggere questa favola alla mamma!

E allora quel giorno ho messo il libro in borsa, arrivata al centro sono salita al piano, ho dato un bacio alla mamma e l’ho salutata, poi ho spinto la sua carrozzina verso l’ascensore e sono scesa con lei al piano terra e arrivata, mi sono infilata in una delle salette vuote. Ho sistemato la mamma ad un tavolo e mi sono seduta a fianco a lei, e aprendo il libro ho iniziato a leggere.
Non so se mia madre mi abbia seguito ma riempire con la lettura quei momenti mi ha fatto sentire meglio, meno incomoda.

Il giorno successivo quindi feci lo stesso, cercai la saletta vuota e mi accomodai con la mamma, ma quella mattina erano previste un sacco di attività nel centro e presto quella saletta si riempì di persone che avrebbero dovuto fare la stimolazione cognitiva.

Le carrozzine con gli ospiti venivano portate dall’operatrice pian piano nella sala, ma non essendo ancora iniziata l’attività, dal momento che non tutti erano arrivati, continuai la mia lettura e riuscii a terminare la storia.

Tra gli ospiti in attesa di fare la stimolazione c’era una signora, che con le sue parole riuscì veramente a scaldarmi il cuore dicendo« Che bella storia!»

Un gesto banale come leggere ha fatto stare meglio me, forse ha fatto trascorrere un momento diverso a mia madre ma di certo è stato apprezzato da una signora, rendendo la sua mattinata diversa.

Piccole gesti che a volte servono a “riempire” positivamente i silenzi!

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