Alzheimer e cannabis terapeutica

L’uso della cannabis terapeutica con Alzheimer e Demenza

 

Ieri sera, come forse molti di voi, ho visto su Italia Uno il servizio di Dino Giarrusso delle Iene su Giuseppe, un figlio che cura la madre ultra novantenne con l’uso della cannabis terapeutica.

Vi riassumo la storia e vi invito a vedervi il video, per comprendere meglio quello che vi sto scrivendo.

La mamma di Giuseppe è un’anziana signora, colpita anche lei dall’Alzheimer, che 4 anni fa ha cominciato a mostrare ripetutamente, nell’arco della giornata, molti atteggiamenti che tutti noi conosciamo.

Era colta da crisi isteriche, si strappava i capelli, si dava pugni in testa, piangeva disperatamente, voleva andare a casa per portare da mangiare ai genitori morti 50 anni prima.

I dottori prescrissero alla signora, come da routine, psicofarmaci e tranquillanti che, Giuseppe racconta, sedavano la mamma ma la facevano stare a letto per 23 / 25 ore consecutive, con il conseguente arrivo delle piaghe da decubito.

A quel punto Giuseppe si informò e scoprì la cannabis e i suoi effetti, decidendo di procurarsela illegalmente, perché l’Alzheimer non è una di quelle malattie in cui è permesso a scopo terapeutico l’uso di cannabis.

Acquistò quindi la marijuana per farne, previa ricerca su internet, un olio di cannabis.

L’effetto che Giuseppe vide sulla madre fu immediato, una signora che ritornò ad essere quella di un tempo, tranquilla, affettuosa, che mangia e beve sola.

Racconta che quando fu costretto a sospendere per un periodo il trattamento, a causa dell’irreperibilità del prodotto, la madre ritornò ad essere quella di 4 anni prima, irritabile, paranoica, ecc.

Il Parare dei Dottori

Giarrusso ha riportato all’interno del servizio anche le testimonianze di Dottori e Specialisti come il Neurologo Arena, che testimonia l’effetto correttivo che ha la cannabis sull’accumulo delle placche amiloidi e sul suo effetto pulente, ma non solo, il rallentamento dell’accumulo sarebbe la diretta conseguenza del rallentamento della progressione della malattia.

Questo processo porterebbe tra l’altro, come dice il Dottor Arena, a un risparmio per il sistema sanitario nazionale.

Oggi una persona con Alzheimer costa al sistema sanitario 200/ 300€ al mese a discapito di un possibile risparmio del 50%.

Il servizio continua con l’intervento della Dottoressa di Biochimica dell’Università di Catania Maria Barcellona, che afferma che l’Alzheimer è un business…

 

in Italia sono 600 mila le persone colpite dall’Alzheimer 

 

La Dottoressa all’interno del servizio conferma quando detto dal Dottor Arena ovvero che la cannabis frena, riduce, rallenta il progredire dell’Alzheimer, diminuendo l’irritabilità e l’aggressività e che attualmente non ci sono farmaci curativi, ma solo sedativi e ipnotici.

Un ulteriore testimonianza è quella del Dottor Carlo Privitera, specialista che segue persone che si curano con la cannabis.

Il Dottor Privitera approfondisce il tema terapeutico parlando della dipendenza che può causare, solo sul 3% dei casi, contro ad esempio il 36% del tabacco.

Dal servizio andato in onda sono anche state rese note le difficoltà a trovare la cannabis terapeutica legalmente, anche per chi ha patologie autorizzate all’uso.

 

lo stato ne produce 300 kg all’anno,a giugno questi kg erano esauriti nelle farmacie

 

Il Ministro della Salute Beatrice Lorenzin

Alla domanda di Giarrusso sull’inserimento dell’Alzheimer nell’elenco delle patologie dov’è ammesso l’uso di cannabis terapeutico, il ministro ha riposto che c’è un comitato tecnico scientifico che valuta e che farà sapere.

La Lorezin aggiunge che le coltivazioni autorizzate sono state aumentate.

Lascio a voi ulteriori commenti…

La lotta di Giuseppe

Giuseppe vuole portare alla ribalta questa storia e ora si è autodenunciato, sperando che l’intervento delle Iene possano aiutarlo in questo senso e sinceramente questo lo spero anch’io.

Mia mamma è in uno stadio dell’Alzheimer che posso definire avanzato, sono passata con lei dalla bulimia al non mangiare, dell’inserimento e uso della PEG, alternati a momenti di “normalità”.
Ora sta perdendo la parola e presto anche l’uso delle gambe.

Vedendo questo servizio quindi mi chiedo, ma se questa cosa fosse stata legalizzata e quindi proposta come terapia qualche anno fa magari le cose avrebbero avuto un processo diverso?

Magari mia madre sarebbe a casa sua e non in un CRA, magari la mia mamma oggi mi parlerebbe, chissà…

Tutte ipotesi per quel che mi riguarda, ma magari per qualcun’altro potrebbe essere un percorso diverso, più sereno.

Il punto è, che cosa abbiamo da perdere nel provarci?

Perché come ha detto Giuseppe, curare qualcuno non può essere un reato e io aggiungo, almeno provare a farlo stare meglio!

 

 

Se volete vedere il video qui il link al servizio della Iena Dino Giarrusso: Si può curare l’Alzheimer con la cannabis terapeutica ?

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