L’uso della cannabis terapeutica con Alzheimer e Demenza

Anni fa vidi su Italia Uno un servizio di Dino Giarrusso delle Iene su Giuseppe, un figlio che curava la madre ultra novantenne con l’uso della cannabis terapeutica.

La mamma di Giuseppe è un’anziana signora, colpita anche lei dall’Alzheimer, che 4 anni prima (dovremmo essere nel 2013) cominciò a mostrare ripetutamente, nell’arco della giornata, molti atteggiamenti che tutte le persone che hanno avuto in casa una persona con demenza conosce.

La signora era colta da crisi isteriche, si strappava i capelli, si dava pugni in testa, piangeva disperatamente, voleva andare a casa per portare da mangiare ai genitori morti 50 anni prima.

I dottori prescrissero alla signora, come da routine, psicofarmaci e tranquillanti che, Giuseppe raccontava, sedavano la mamma ma la facevano stare a letto per 23 / 25 ore consecutive, con il conseguente arrivo delle piaghe da decubito.

A quel punto Giuseppe si informò e scoprì la cannabis e i suoi effetti, decidendo di procurarsela illegalmente, perché l’Alzheimer non era una di quelle malattie nelle quali al tempo era permesso a scopo terapeutico l’uso di cannabis.

Acquistò quindi la marijuana per farne, previa ricerca su internet, un olio di cannabis.

L’effetto che Giuseppe vide sulla madre fu immediato, una signora che ritornò ad essere quella di un tempo, tranquilla, affettuosa, che mangiava e beveva sola.

Racconta che quando fu costretto a sospendere per un periodo il trattamento, a causa dell’irreperibilità del prodotto, la madre ritornò ad essere quella di 4 anni prima, irritabile, paranoica, ecc.

Il Parare dei Dottori

Giarrusso riportò all’interno del servizio anche le testimonianze di Dottori e Specialisti come il Neurologo Arena, che testimoniava l’effetto correttivo che aveva la cannabis sull’accumulo delle placche amiloidi e sul suo effetto pulente, ma non solo.  Il rallentamento dell’accumulo sarebbe la diretta conseguenza del rallentamento della progressione della malattia.

Questo processo avrebbe portato tra l’altro, come diceva il Dottor Arena, a un risparmio per il sistema sanitario nazionale.

Nel 2017 una persona con Alzheimer costava al sistema sanitario 200/ 300€ al mese a discapito di un possibile risparmio del 50%.

Il servizio continuava con l’intervento della Dottoressa di Biochimica dell’Università di Catania Maria Barcellona, che affermava che l’Alzheimer è un business.

in Italia sono 600 mila le persone colpite dall’Alzheimer 

La Dottoressa all’interno del servizio confermava quando detto dal Dottor Arena ovvero che la cannabis frenava, riduceva, rallentava il progredire dell’Alzheimer, diminuendo l’irritabilità e l’aggressività e che al tempo e non c’erano farmaci curativi, ma solo sedativi e ipnotici.

Un ulteriore testimonianza era quella del Dottor Carlo Privitera, specialista che seguiva persone che si curano con la cannabis.

Il Dottor Privitera approfondiva il tema terapeutico parlando della dipendenza che può causare, solo sul 3% dei casi, contro ad esempio il 36% del tabacco.

Dal servizio che andò in onda emersero le difficoltà a trovare la cannabis terapeutica legalmente, anche per chi aveva patologie autorizzate all’uso.

nel 2017 lo stato produceva 300 kg all’anno, in 6 mesi questi kg erano esauriti nelle farmacie

L’allora Ministro della Salute Beatrice Lorenzin

Alla domanda di Giarrusso sull’inserimento dell’Alzheimer nell’elenco delle patologie dov’era ammesso l’uso di cannabis terapeutico, il ministro rispose che c’era un comitato tecnico scientifico che poteva valutare e che l’avrebbe aggiornato su questo punto.

La Lorezin aggiunse che le coltivazioni autorizzate erano al tempo aumentate.

La lotta di Giuseppe

Giuseppe voleva portare alla ribalta questa storia e al tempo si autodenunciò, sperando che l’intervento delle Iene potessero aiutarlo in questa lotta.

Mia mamma al tempo del servizio delle Iene (2017) era in uno stadio dell’Alzheimer che si poteva definire avanzato, passando dalla bulimia al non mangiare, con un inserimento e uso della PEG nel mezzo del processo, il tutto alternato da momenti di apparente normalità.
Nel frattempo stava inoltre perdendo l’uso della parola e mostrava i primi segni che avrebbero poi determinato la mancanza dell’uso delle gambe.

Vedendo questo servizio quindi mi chiesi, ma se questa cosa fosse stata legalizzata e quindi proposta come terapia qualche anno prima magari le cose avrebbero avuto un processo diverso?

Magari mia madre avrebbe trascorso un periodo più lungo nella casa sua e non in un CRA? Magari la mia mamma avrebbe parlato per più tempo?

Tutte ipotesi per quel che mi riguardava, ma magari per qualcun altro potrebbe essere un percorso diverso, più sereno.

Il punto è, che cosa abbiamo da perdere nel provarci?

Perché come disse Giuseppe, curare qualcuno non può essere un reato!

Se volete vedere il video qui il link al servizio della Iena Dino Giarrusso: Si può curare l’Alzheimer con la cannabis terapeutica ?